
Le più grandi aziende italiane
Le maggiori aziende italiane sono tra le più grandi d’Europa e del mondo. Nel 2016, la lista Fortune Global 500 ha classificato le più grandi aziende italiane in base al loro fatturato. Queste aziende impiegano oltre 5 milioni di persone e generano ogni anno un fatturato di 1.000 miliardi di dollari.
Le principali aziende italiane per utili 2021
Qui sono elencate le aziende più importanti in Italia in base al fatturato annuo. Occupano circa 11 milioni di lavoratori.
Assicurazioni Generali – 99 miliardi di dollari
Enel – 88 miliardi di dollari
Eni – 76.5 miliardi di dollari
Intesa Sanpaolo – 20.7 miliardi di dollari
UniCredit – 18 miliardi di dollari
Unipol – 15.8 miliardi di dollari
TIM (azienda) – 15.3 miliardi di dollari
Un focus sul settore bancario e assicurativo
L’Italia è da tempo conosciuta come uno dei Paesi più innovativi d’Europa. Negli ultimi anni, le banche sono diventate sempre più attive nelle tecnologie digitali. Gli assicuratori si sono concentrati sullo sviluppo di soluzioni e prodotti innovativi. Ora entrambi i settori guardano al futuro.
Le più grandi aziende italiane nel contesto internazionale
L’economia italiana è ancora dominata, come la maggior parte dei Paesi europei, dalle piccole e medie imprese (PMI). Tuttavia, le dimensioni delle aziende più grandi in Italia sono maggiori rispetto a quelle di molte altre economie sviluppate. Ciò rende difficile confrontare la performance dell’economia italiana con quella di altri Paesi.
Le grandi aziende tendono a investire maggiormente in ricerca e sviluppo (R&S), mentre le PMI si concentrano solitamente sui profitti a breve termine. Inoltre, le grandi aziende sono più propense all’internazionalizzazione, mentre le PMI sono più concentrate sui mercati nazionali.
La maggior parte delle grandi imprese italiane (cioè quelle con ricavi superiori a 1 miliardo di euro) sono relativamente piccole rispetto alla media delle altre economie sviluppate. Solo una grande impresa su tre è più grande della media delle imprese dell’OCSE.
Queste aziende si concentrano principalmente nei settori finanziario, assicurativo, immobiliare, della vendita al dettaglio e delle telecomunicazioni. Esse impiegano quasi la metà di tutti i lavoratori dei settori industriali collegati a queste industrie.
Le principali aziende per fatturato e dipendenti
Nel 2020 l’industria automobilistica è stata duramente colpita dalla pandemia di coronavirus. Le vendite sono crollate e molte case automobilistiche hanno dovuto tagliare la produzione. Ma alcune aziende sono riuscite a sopravvivere alla crisi. Ecco le case automobilistiche più redditizie in base al fatturato e al numero di dipendenti.
1. Mercedes-Benz
2. Toyota
3. Volkswagen
Industria automobilistica Italia – Cifre di produzione
Anno – unità
2010 – 838.400
2014 – 697.864
2015 – 1.014.223
2016 – 1.103.516
2017 – 1.142.210
2020 – 780.000
Calo delle vendite delle aziende di moda durante la pandemia
Le vendite di prodotti di moda sono diminuite drasticamente durante l’epidemia di COVID-19. Alcuni rivenditori hanno registrato un calo del 90% della domanda.
Le aziende alimentari hanno registrato un aumento delle vendite durante la pandemia.
Alcune aziende alimentari hanno registrato un aumento della domanda durante la pandemia. Ad esempio, Costco, Kroger e Walmart hanno registrato un aumento degli acquisti di generi alimentari online.
Tre fatti sull’economia italiana

1. L’Italia vive al di sotto delle proprie possibilità
L’Italia vive al di sopra delle proprie possibilità!” Questa affermazione onnipresente viene prontamente sostenuta indicando il debito pubblico italiano, che ammonta al 135% del suo prodotto economico. Ma questo significa solo che il settore pubblico è molto indebitato e non dice nulla sull’economia italiana nel suo complesso.
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Un Paese vive al di sopra delle proprie possibilità se importa una quantità di beni e servizi significativamente superiore a quella che esporta nel lungo periodo. Un Paese che esporta tanto quanto importa non vive tuttavia al di sopra delle proprie possibilità, poiché produzione e consumo sono in linea. In effetti, l’Italia ha registrato un surplus di esportazioni dal 2012. Il surplus delle esportazioni italiane non è dovuto solo al turismo, poiché il Paese esporta più beni industriali di quanti ne importi. L’economia italiana consuma quindi meno di quanto produce, vivendo al di sotto dei propri mezzi.
2. Il debito privato non è un problema in Italia
Se l’economia italiana nel suo complesso non vive al di sopra delle proprie possibilità, il problema del debito deve essere limitato al settore pubblico. In effetti è così: Il debito del settore privato italiano rispetto al prodotto interno lordo è relativamente basso rispetto agli standard dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Ciò dimostra anche che gli elevati rapporti debito/PIL non sono un problema per tutti i settori dell’economia italiana.
3. Il debito pubblico è alto a causa di errori commessi 40 anni fa
Se l’economia non è eccessivamente indebitata, perché lo Stato è così in difficoltà? Per quanto disastrosa sia stata la performance dei politici italiani, da Silvio Berlusconi a Matteo Salvini, l’alto debito pubblico è soprattutto un’eredità degli anni Ottanta. Inoltre, gli errori commessi 40 anni fa sono avvenuti in un contesto internazionale di tassi di interesse in crescita. Da allora, lo Stato italiano si porta dietro un pesante zaino di interessi. Se escludiamo il peso dei tassi di interesse, tuttavia, dal 1992 lo Stato italiano ha costantemente registrato avanzi di bilancio (con l’eccezione dell’anno di crisi 2009).
Persino la Germania, l’Austria e i Paesi Bassi hanno registrato un avanzo di bilancio “primario” positivo meno frequentemente dell’Italia. Lo Stato italiano non è stato così “scialacquatore” come spesso si sostiene: ha sempre raccolto più tasse di quante ne abbia spese. Ma l’onere degli interessi, elevato a causa del debito pregresso, ha ripetutamente spinto il saldo di bilancio complessivo dello Stato italiano in territorio negativo. Tra l’altro, finora l’Italia è stata anche un contributore netto al bilancio dell’UE.
Economia d’Italia

L’economia italiana è cresciuta rapidamente sia negli anni ’60 che nel 1970. Tuttavia, ha subito un notevole rallentamento negli anni Ottanta. Ciò è dovuto a diversi fattori, tra cui la fine del boom del dopoguerra, gli shock petroliferi, l’introduzione dell’euro e l’inizio della crisi finanziaria globale.
A partire dagli anni ’80, tuttavia, l’economia italiana è stata sottoposta a diverse riforme strutturali volte a promuovere la crescita economica e lo sviluppo. Tra queste, la privatizzazione delle aziende statali, la liberalizzazione del mercato del lavoro, la riduzione della spesa pubblica e la promozione del libero scambio.
Negli anni ’90, l’economia italiana ha attraversato una profonda recessione, durata circa sei anni. Durante questo periodo, l’economia italiana ha subito una forte contrazione, mentre la disoccupazione è salita a livelli record.
Dopo la recessione, l’economia italiana ha iniziato a riprendersi costantemente, ma alla fine degli anni 2000 è tornata a ristagnare. Ciò è dovuto principalmente alla crisi finanziaria, che ha colpito duramente il Paese.
Struttura economica
La Lombardia è una delle regioni più importanti d’Italia. La Lombardia è nota per essere una regione importante per l’innovazione. La Lombardia è considerata una parte essenziale dell’economia italiana perché contiene molte istituzioni finanziarie, come banche, compagnie assicurative, fornitori di telecomunicazioni e altre. La Lombardia è anche sede di diverse grandi aziende, tra cui Fiat Chrysler Automobiles, General Electric, Pirelli, Alcoa, Gruppo ABB, Mediaset, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco BPM, UniCredit, Assicurazioni Generali, Poste Italiane, Telecom Italia, Enel SpA, ENEL, Eni, Fincantieri, Ansaldo STS, Terna, Enel Green Power, RCS MediaGroup, Gruppo Editoriale L’Espresso, Mondadori, TIM, Istituto per la Ricostruzione Industriale, Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie dello Stato, Autostrade SGR e molti altri.
Settore primario: agricoltura, allevamento, pesca, estrazione
Il settore agricolo italiano rappresenta circa un quinto del PIL e impiega circa 10 milioni di lavoratori. L’agricoltura è la più importante fonte di occupazione del Paese. Nel 2010, il valore totale del settore primario ha raggiunto i 45,9 miliardi di euro. La produzione agricola è stata di 25,1 miliardi di euro.
Vino, mais e pomodori sono alcuni dei principali prodotti del Paese. Le esportazioni di vino italiano hanno totalizzato 6,3 miliardi di euro nel 2017.
Nel 2018 le imprese agricole hanno dato lavoro a oltre 400.000 persone.
Settore secondario: industria, edilizia, artigianato
Il settore secondario rappresenta circa il 40% dell’economia italiana. Esso comprende i settori manifatturiero, edile, agricolo, ittico, forestale, minerario, dei servizi di pubblica utilità, dei trasporti, del magazzinaggio, dell’alloggio e della ristorazione.
La produzione industriale italiana è cresciuta del 2,1% nel 2018 rispetto al 2017. La produzione industriale è aumentata dello 0,8% a gennaio 2019 rispetto a dicembre 2018.
La produzione industriale è diminuita del 3,9% nel 2018 rispetto al 2016. Nel 2017 la produzione industriale è diminuita del 4,4% rispetto al 2016.
Nel 2018 la produzione industriale è diminuita del 5,6% rispetto al 2007.
La produzione agricola è cresciuta dello 0,7% nel 2018 rispetto all’anno precedente. La produzione agricola è aumentata dello 0,5% a gennaio 2019 rispetto a dicembre 2018.
Nel 2018 la produzione agricola è diminuita del 7,0% rispetto al 2007.
L’attività edilizia è aumentata dello 0,2% nel 2018 rispetto all’anno precedente. L’attività edilizia è aumentata dello 0,3% a gennaio 2019 rispetto a dicembre 2018.
Settore terziario: servizi, finanza, turismo
Il settore dei servizi rappresenta quasi la metà del PIL, mentre il turismo è una delle principali fonti di guadagno in valuta estera. La finanza è un’altra importante area economica italiana, che rappresenta circa il 10% del PIL. Inoltre, si registra un aumento della percentuale di occupati nel settore bancario. Tuttavia, il settore finanziario continua a svolgere un ruolo chiave nell’economia italiana.
Commercio estero
La bilancia commerciale italiana è positiva. Ciò significa che le esportazioni superano le importazioni. In effetti, dal 1992 l’Italia ha registrato un avanzo commerciale complessivo. Tuttavia, è importante ricordare che questo non significa che le aziende italiane stiano guadagnando. Stanno solo esportando più di quanto importano.
La buona notizia è che la bilancia commerciale italiana sta migliorando. Dal 2012 al 2016, l’avanzo commerciale dell’Italia è passato dal -1,4% al 2,3%.
Inoltre, l’Italia è al secondo posto al mondo per la competitività del commercio estero. Ciò significa che gli esportatori italiani devono affrontare una minore concorrenza dall’estero rispetto ai loro concorrenti di altri Paesi.